Nei miei video e, sopratutto, quando sono dai miei clienti, parlo spesso di “ECOSISTEMA” di marketing.
Ma cosa vuol dire, in pratica?
Vuol dire:
Nel mio video ti faccio un esempio REALE di quello che stiamo facendo per un grosso cliente della mia società, precisamente per una S.p.A. in ambito finanziario.
Applica quel che puoi anche al tuo business e otterrai grandi benefici.
Immagino la scena: sei un libero professionista o hai una PMI o un negozio fronte strada.
Cominci a studiare il marketing.
Ti imbatti nel “posizionamento”, un concetto chiave.
Cerchi degli esempi, e trovi la Coca Cola e la Ferrari.
Peccato che tu abbia un bar, non una multinazionale.
Cerchi di approfondire, e ti dicono che “devi focalizzarti su un unico prodotto o servizio”.
Peccato che tu ne venda 10 di prodotti, e ognuno di quei 10 rappresenta, per te, il 10% del fatturato.
Posizionarsi non vuol dire NECESSARIAMENTE “butto il 90% del mio fatturato dalla finestra e faccio una cosa sola”.
In questo video ti porto due esempi, semplici, di come applicare le leggi del posizionamento nella vita reale.
Chi si occupa di digital marketing, e ancor più l'imprenditore medio, è sempre tentato dall'ultima diavoleria tecnologica.
I bot sono meglio delle email.
Instagram sta sostituendo Facebook.
Fare i video è meglio degli articoli.
In realtà non si dovrebbe mai cambiare quel che funziona, ma, in un processo ciclico, migliorare quel che già funziona e aggiungere (non sostituire) altre funzionalità.
Qualche giorno fa hanno chiuso l'account Instagram (da 100.000 followers) ad una ragazzina statunitense, tale Jessy Tailor.
Apparentemente è successo perché degli hater hanno inviato segnalazioni a raffica, e Instagram ha pensato bene di provvedere chiudendo l'account.
La ragazza è rovinata, per fortuna è giovane e potrà ricreare tutto.
Ma se si fosse trattato di una azienda?
Magari con dipendenti, costi fissi elevati? E' per questo che non bisogna mai avere tutte le uova nello stesso paniere, e differenziare gli assets.
Te lo spiego meglio in questa diretta: potrebbe evitarti decine di migliaia di euro di perdite in caso di problemi.
Benché (stranamente) poco pubblicizzata, da qualche tempo è attiva una nuova, strepitosa opportunità per chi fa pubblicità su Facebook: integrare la chat di Whatsapp.
Il concetto è molto semplice: oltre a poter invitare le persone a visitare il proprio sito oppure a inviare un messaggio tramite Messenger, ora è possibile anche invitare all'apertura di una chat Whatsapp.
La cosa è molto interessante, sopratutto per mercati dove la diffusione di Facebook Messenger non è ancora elevata (pensiamo ad esempio agli over 55).
Due step fondamentali:
1) Utilizzare Whatsapp Business e collegarlo alla propria pagina Facebook tramite le impostazioni del Business Manager
2) Creare una nuova campagna con obiettivo Traffico, Interazione o Conversioni (gli unici tre che, nel momento in cui scrivo questo articolo, sono disponibili per l'integrazione con Whatsapp.
Nella fase di creazione dell'annuncio vedrete, oltre ai soliti "Click a sito web" e...
Nel momento in cui scrivo questo articolo è in corso l’89esimo Salone dell’Automobile di Ginevra, al quale, indirettamente, siamo presenti anche noi.
Abbiamo infatti aiutato Puritalia Automobili a promuovere il lancio della loro ultima Fuoriserie, la Berlinetta.
Ma come si può, usando i social network, creare hype su una fuoriserie da quasi mezzo milione di euro e farla diventare la protagonista di una manifestazione così importante?
In un video di 5 minuti cerco di riassumere quello che abbiamo fatto: eccolo qui...
Ipotizziamo di avere un ristorante che lavori molto bene di sera, con una clientela fidelizzata, ma che faccia fatica a riempire la sala per la pausa pranzo: ecco due iniziative di digital marketing da provare subito...
Due settimane fa controllavo le statistiche di vendita di un mio cliente e ho notato che qualcosa non andava per il verso giusto.
Le vendite segnavano un -30% rispetto al mese precedente.
Le campagne erano invariate, la comunicazione anche, il prodotto identico...
Così sono andato "a caccia" per capire cosa stesse succedendo.
Dopo un paio di ore scopro che il cliente aveva cambiato:
1) Autoresponder (passando da Mailchimp ad Activecampaign)
2) Format delle email (inserendo foto, firma, loghi...)
Il risultato? Un crollo del tasso di apertura delle email, e di conseguenza delle vendite.
Le mail del mio cliente andavano a finire in spam, nel tab "promozioni" di Gmail, o semplicemente... non venivano lette perché poco interessanti.
Fortunatamente siamo subito corsi ai rimedi, e nel giro di due settimane abbiamo raddoppiato l'open rate riportandolo ad un ottimo livello: dal 10% al 35%.
Guardando le statistiche aggiornate mi è venuto in mente di girare un video di due minuti...
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